Rendiconti Anno Accademico 2017-2018

Categoria | Rendiconti
Volume - XC
Anno di pubblicazione - 2018
Serie - III

INDICE

Elenco degli Accademici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .III

Consiglio Accademico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .XI

Verbali delle adunanze pubbliche . . . . . . . . . . . . . . . . . XIII

 

COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE

G. Ceraudo, C. Molle, D. Nonnis, L’iscrizione musiva di M. Veccius M.F. nelle terme centrali di Aquinum . . . . . . .  . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . .3

D. Palombi, Le peregrinazioni di Papa Marco . . . . . . . .  . . . . .. . . . . . .55

E. La Rocca, Il mosaico della casa di Aion a Nea Paphos 2. L’epifania di Dioni­so . . .83

G.F. La Torre, S. Karapanou, Ricerche archeologiche italo-greche a Skotous­sa (Tessaglia): Primi risultati . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . .157

D. Mertens, Provocatorie novità dal tempio di Nettuno di Paestum .  . .. . . . . . .175

F. Bisconti, Sarcofagi di San Sebastiano al restauro: dalle rarità bibliche alle immagini teofaniche . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . .. .  . . . . . . . . ..  . . .221

D.F. Maras, « Nella casa di Saties » Il Pittore di Bonn 83 e l’attività dell’officina campanizzante a Vulci nel iv secolo a.C. . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . .251

L. Camilli, M.G. Granino Cecere, D. Nonnis, C. Ricci, F. Taglietti, Epigrafia e ceti dirigenti nella Praeneste romana

I. M.G. Granino Cecere, Il progetto Praeneste . . . . . . .  . . . . . . . . . . . . . .295

II. D. Nonnis, Magistrati locali d’età repubblicana . . . . .  . . . . . . . . . . . . . . .298

III. C. Ricci, Magistrati locali d’età imperiale . . . . . . . . . . . . . . . .  . . . . . .316

IV. L. Camilli, F. Taglietti, Bolli laterizi prenestini e magistrature locali . . . . . . .327

Appendice: I - bolli laterizi con nomi di magistrati . . .  . . . . . . . . . . . . . . . . .343

Appendice: II - Tituli picti con nomi di magistrati . . . . . . . . . . .345

V. M.G. Granino Cecere, Gli ordini senatorio ed equestre . . . . . . .351

R.A. Staccioli, Sul sacello e sul simulacro di Giano o “della pigrizia” . . . .379

 

COMMEMORAZIONI

S. Bruni, Giovannangelo Camporeale (1933-2017) . . . . . . . . . . . . .389

A. De Berardino, Manlio Simonetti (1926-2017) . . . . . . . . . . . . .393

 

RIASSUNTI/ABSTRACTS

 

L’ISCRIZIONE MUSIVA DI M. VECCIUS M.F. NELLE TERME CENTRALI DI AQUINUM

DI

GIUSEPPE CERAUDO

CARLO MOLLE

DAVID NONNIS

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Nell’area centrale della città romana di Aquinum (Latium adiectum), l’Università del Salento sta scavando dal 2009 un ampio edificio termale pubblico. Nel 2016 è stata scoperta nel frigidarium maschile una’iscrizione latina musiva di età augustea. L’is­crizione ci fa sapere che tutto l’edificio termale venne costruito a proprie spese da un magistrato locale finora sconosciuto, M. Veccius M. f. Il testo menziona, in primo luogo, due separati settori delle terme, quello per gli uomini (balneum virile) e quello per le donne (balneum muliebre), già scavati e identificati in anni precedenti; l’iscrizione ricorda inoltre una crypta, una palaestra e altri ornamenta che non vengono altrimenti dettagliati. L’articolo illustra quindi tutti gli altri resti delle terme e mette a fuoco la figura di M. Veccius nel contesto dell’Aquinum augustea e giulio-claudia.

In the central area of the roman Aquinum (Latium adiectum), the University of Salento is digging since 2009 a huge public bathing building. In 2016 it was discovered - in the male frigidarium - a musive Latin inscription of Augustan age. The inscriptions let us know that the entire balnea were built by an until now unknown local magistrate, M. Veccius M. f., at his own expenses. The text records also two separate sectors, respectively for men (balneum virile) and for women (balneum muliebre), already excavated and identified in the previous years; it mentions a crypta, a palaestra and some undefined ornamenta too. The paper focuses also on the archaeological remains of the entire baths and on prosopography of M. Veccius in the context of Augustan and Julio-Claudian Aquinum.

 

LE PEREGRINAZIONI DI PAPA MARCO

DI

DOMENICO PALOMBI

SOCIO CORRISPONDENTE

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Il Codice Vaticano Latino 1196 (XII secolo) contiene una cronaca dettagliata della Translatio corporis beatissimi Marci papae et confessoris: il documento consente di segui­re le tappe storiche e geografiche della traslazione del corpo di Marco, pontefice 6

solo per meno di nove mesi nell’anno 336 e sepolto nella basilica cimiteriale eretta dallo stesso papa sulla via Ardeatina. Da questo edificio (solo di recente identificato) iniziano le vicende del culto di papa Marco e le infinite peregrinazioni delle sue reliquie che, tra XI e XII secolo, coinvolgono soprattutto alcune località del Lazio meridionale, restituendo preziose e concrete informazioni sugli assetti insediativi e di potere dell’Italia centrale in età medievale.

The Codice Vaticano Latino 1196 (XII century) contains a detailed chronicle of the Translatio corporis beatissimi Marci papae et confessoris: the document allows to follow the historical and geographical stages of the translation of the body of Mark, pontiff only for a little less than nine months in the year 336 and buried in the cemetery basilica erected by the pope himself on the via Ardeatina. From this building (only recently identified) begin the events of the cult of Pope Mark and the endless wanderings of his sacred relics that, between the XI and XII centuries, mainly involve some localities of southern Lazio, giving valuable and concrete information about the settlements and the power assets in central Italy in the Middle Ages.

 

IL MOSAICO DELLA CASA DI AION A NEA PAPHOS 2. L’EPIFANIA DI DIONISO

DI

EUGENIO LA ROCCA

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Su uno dei pannelli di un celebre mosaico rinvenuto nella Casa di Aion a Nea Paphos è raffigurata l’apoteosi di Dioniso bambino seduto in grembo a Hermes, secondo uno schema iconografico inconsueto, che ha spinto molti esegeti a supporre il recu­pero della nascente iconografia cristiana, in primo luogo la rappresentazione della Madonna con il Bambino, in funzione di un Dioniso redentore, antagonista pagano di Cristo, e perciò a interpretare la scena come una cosciente risposta pagana al cristianesimo. Ma un simile schema iconografico che rasenta l’iconicità è ampiamente attestato in ambiente pagano, dall’Egitto alla Grecia a Roma stessa. Esso tiene conto di una delle funzioni più importanti svolte da Hermes, e non solo in età tardo-antica, come emanazione della parola di Dio, e di Dioniso come il Salvatore, colui che è destinato a regnare sugli dei dopo Zeus. Entro questa chiave di lettura, il mosaico di Nea Paphos, dipendente forse da un modello tolemaico, resta del tutto coerente con la cultura pagana. Le somiglianze iconografiche con le raffigurazioni della Madonna con il Bambino sono molto più semplicemente interpretabili come dipendenti, in ambedue i casi, da modelli preesistenti.

On one of the panels of a famous mosaic found in the House of Aion in Nea Paphos, the apothe­osis of Dionysus, a child seated on Hermes’ lap, is depicted according to an unusual iconographic scheme, which led many exegetes to suppose a reference to the nascent Christian iconography, in the first place the representation of the Mother with the Child, in function of a Dionysus redeemer, pagan antagonist of Christ, and therefore to interpret the scene as a conscious pagan response to 7

Christianity. But such an iconographic scheme that borders on the iconic is widely attested in the pagan environment, from Egypt to Greece to Rome itself. It takes into account one of the most important functions performed by Hermes, not only in the late-antique period, as an emanation of the word of God, and of Dionysus as the Savior, who is destined to reign over the gods after Zeus. Within this interpretation, the mosaic of Nea Paphos, perhaps dependent on a Ptolema­ic model, remains entirely consistent with pagan culture. The iconographic similarities with the depictions of the Madonna and Child are much more easily interpreted as dependent, in both cases, on pre-existing models.

 

RICERCHE ARCHEOLOGICHE ITALO-GRECHE A SKOTOUSSA (TESSAGLIA): PRIMI RISULTATI

DI

GIOACCHINO FRANCESCO LA TORRE

SOPHIA KARAPANOU

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La missione italo-greca di Skotoussa, attiva dal 2014, diretta dalla dott.ssa Sophia Karapanou e da Gioacchino Francesco La Torre scrivente, ha ottenuto dopo quattro anni di lavoro risultati di notevole interesse. La città, intermedia tra Farsalo, Larisa e Fere, è una delle maggiori della tetrade Pelasgiotide. Batte moneta fin dal V se­colo. Dalle fonti sappiamo che è stata coinvolta nelle vicende storiche della regione nel corso del IV secolo. Nel suo territorio si sono svolte le due famose battaglie di Cinoscefale (quella del 364 a.C., nella quale muore Pelopida, e quella del 197 a.C. che segna il passaggio dell’intera Tessaglia al controllo romano). Pochissimi e spora­dici i dati archeologici relativi alla città prima dell’inizio del progetto. I nostri lavori hanno consentito di tracciare la storia insediativa del sito attraverso una ricognizione sistematica di tutta l’area urbana compresa entro le mura, estesa 60 ettari. L’area è frequentata fin dal Neolitico; la città sembra nascere nell’età del Ferro sull’acropoli di Kastro e svilupparsi ininterrottamente fino all’epoca ellenistica, quando raggiunge il suo maggior fulgore. Quasi del tutto abbandonata in epoca romana e proto-bizantina, rifiorisce nell’XI secolo, quando un vasto insediamento si reinsedia sull’acropoli e nella piana a nord e vive almeno fino al XIV secolo. Lo studio topografico delle mura, di cui forniamo una nuova mappa e la ricostruzione dell’intero tracciato, ha permesso di riconoscere due cinte: una più antica che recinge l’acropoli e una più recente che abbraccia l’intera area posta tra due fiumi. Abbiamo in corso anche due ampi scavi estensivi: uno alla porta orientale della città, riconosciuta in ricognizione (Settore B) e uno che indaga un vasto complesso pubblico, con edifici di ordine ionico-corinzio e dorico. Sia le mura che il vicino complesso monumentale si possono datare nella fase di maggior sviluppo della città, tra la metà del IV e gli inizi del III secolo a.C.

The Skotoussa project is an Italian-Greek collaboration since 2014, directed by Sophia Karapanou and Gioacchino Francesco La Torre. After four years we have obtained very interesting results. From literary sources we know that the city was involved in the main events of the 4 th century 8

B.C. Before our project were known only sporadic objects coming from the area of the city. Now, we are able to trace a firs portrait of the settlement, from the Neolithic to the Meddle Byzantine period. By the topographic study of the fortification wall, we have recognized two circuits: an Archaic one, on top of the acropolis of Kastro, and a Late Classic or Early Hellenistic one, that encircles a large space of about 60 hectares. We have produced a new, more detailed map of the wall. The excavation of the Eastern Gate has revealed, after a long period of abandonment, a Byzantine phase of the Gate. Near the Eastern Gate we are exploring a large Hellenistic public building that dates back to the end of the 4 th century B.C. The building was destroyed in the Early Roman period and never rebuilt. During the excavation have come to light many architectonic fragments and several pieces of marble statues. This is the period of maximum floruit of the city. The city was abandoned in Roma times, but a new settlement, completely unknown before, was founded in the 11 th century AD and reached its floruit between 12 th and 13 th centurIes.

 

PROVOCATORIE NOVITÀ DAL TEMPIO DI NETTUNO DI PAESTUM

DI

DIETER MERTENS

SOCIO CORRISPONDENTE

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Schon Robert Koldewey stellte sich die Frage nach den Ursachen für die besondere Grundrissgestalt des Tempels mit seinen auf Fronten und Seiten leicht unterschied­lichen Normaljochen und vor allem der komplizierten Eckkontraktion und vermutete Hinweise darauf im Gebälk. Bei der neuen genauen Aufnahme des Oberbaues im M 1:25 fielen zunächst erhebliche Unstimmigkeiten in der Zuordnung der gliedernden Bestandteile des Gebälks – Regulae, Triglyphen und Metopen, Mutuli – ins Auge, zusammen mit deutlichen Spuren von Überarbeitungen an vielen Baugliedern, vor allem den Architraven. Dabei ist es ohne eine erneute Überprüfung am Bau nicht auszumachen, ob die Bauteile von einem immer klarer erkannten Vorgängerbau am selben Platz stammen oder nach einem ersten Entwurf dimensioniert waren. Bei der Annahme der letzteren Hypothese ergäben sich Hinweise auf einen Ent­wurfsvorgang in zwei Schritten, so wie er zuletzt für den Zeustempel in Olympia erwiesen worden ist. Danach wäre ein erstes Schema der Säulenstellung mit allseits gleichem Normaljoch und einfacher Eckkontraktion in einem zweiten Schritt durch viele kleine Abstimmungen in der Dimensionierung der einzelnen Bauglieder ab­geändert worden, um in Übereinstimmung mit dem mutmaßlichen Vorgängerbau harmonische Proportionen des dreidimensionalen Gesamtbaukörpers zu erreichen.

Robert Koldewey, already, questioned the reasons of the special shape of the temple plan with its slightly different column bays on front and sides and with the complicated angle contractions, and he supposed to find some answers in the entablature. During the new exact documentation of the upper parts of the temple in sc. 1:25, however, there were noticed considerable gaps in the coordination of the structuring elements of the entablature – regulae, triglyphs and metopes, mu­tuli - , together with evident traces of reworking on many elements, especially on the architraves. Before carrying out a new review on the moment itself it remains difficult to establish, if these elements are readapted from a predecessor on the same spot or if they had been dimensioned after a first project of the actual building. Following this latter hypothesis, indeed, one gains valuable indication for a design process in two steps as it was recently demonstrated also for the temple of Zeus at Olympia. In that way a first simple schema of the column arrangement with equal normal bays and simple angle contraction on all sides were modified by many little variations in the coordination and the dimensioning of the single architectural elements with the aim to realize the building volume in harmonious overall proportions in accordance with the conditions set by the preexisting building phase.

 

SARCOFAGI DI SAN SEBASTIANO AL RESTAURO: DALLE RARITÀ BIBLICHE ALLE IMMAGINI TEOFANICHE

DI

FABRIZIO BISCONTI

SOCIO EFFETTIVO

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Nell’ambito di un recupero sistematico del museo della biglietteria del complesso di San Sebastiano sulla via Appia, durante il 2017, è stato restaurato un primo lotto di circa dieci sarcofagi, tra gli oltre 150 conservati nella navatella destra della basilica circiforme fatta erigere da Costantino per segnalare la memoria degli apostoli. Tra i sarcofagi, recuperati con l’ausilio diagnostico del CNR e dell’ENEA, emergono quello di Lot e quello di Balaam, il primo interessato da un’evidente policromia, il secondo costellato da scene veterotestamentarie assai rare e confrontabili solo con gli affreschi dell’ipogeo di via Dino Compagni. Ancora più interessanti i sarcofagi delle “due sorelle” e “a stelle e corone” , scoperti all’interno di due mausolei annes­si alla basilica circiforme dal Ferrua e dal Fornari e riferibili all’età teodosiana. Le decorazioni delle due fronti trovano palmari confronti con gli scenari iconografici degli edifici di culto più prestigiosi del tempo: dalla basilica di Santa Pudenziana a quella di Santa Sabina, dalle basiliche paoliniane di Cimitile e di Fondi al sacello di Sant’Aquilino a Milano, dal battistero napoletano di San Giovanni in Fonte al mausoleo ravennate di Galla Placidia.

In 2017, in the systematic recover of the Museum of the TicketOffice of Saint Sebastian, on the Appian Way, was restored a first batch of ten sarcophagi, among the more than 150 preserved in the right side aisle of the circiform basilica built by Constantine to indicate the memory of the Apostles. Among the sarcophagi recovered with the help of the CNR and ENEA, emerge the sarcophagus of Lot and the sarcophagus of Balaam, the first with evident traces of polychromy, the second characterized by very rare biblical scenes, comparable only with the frescoes of the Hypogeum of via Dino Compagni. Even more interesting are the so-called sarcophagus of the “two sisters” and the sarcophagus of “stars and crowns” type, both of the Theodosian age, discovered by Ferrua and Fornari inside two mausoleums annexed to the circiform basilica. The decorations of the two fronts can be compared with the iconographic settings of the most important contemporaries religious buildings: from the Basilica of Santa Pudenziana to that of Santa Sabina, from the basilicas of Cimitile and Fondi by Paulinus of Nola to the chapel of Sant’Aquilino in Milan, from the neapolitan baptistery of San Giovanni in Fonte to the mausoleum of Galla Placidia in Ravenna.

 

« NELLA CASA DI SATIES » IL PITTORE DI BONN 83 E L’ATTIVITÀ DELL’OFFICINA CAMPANIZZANTE A VULCI NEL IV SECOLO A.C.

DI

DANIELE F. MARAS

SOCIO CORRISPONDENTE

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La revisione di uno stamnos etrusco a figure rosse del Royal Ontario Museum di Toronto consente di attribuire il vaso al Pittore di Bonn 83, figura di spicco del cosiddetto ‘Campanizing Group’ di John D. Beazley: tale attribuzione consente di approfondire l’analisi dei motivi firma di questo pittore, al quale sono assegnati 19 vasi, e il loro sviluppo nel corso dell’attività dell’artista. Lo stamnos di Toronto, ancora inquadrato nella fase giovanile, è l’unico tra i vasi ad essere contrassegnato da un’iscrizione, che registra il luogo di produzione come appartenente alla famiglia Saties, attestata esclusivamente a Vulci e nota per essere titolare della prestigiosa Tomba François, contemporanea all’attività del Pittore di Bonn 83. Si può pertanto concludere con buona verosimiglianza che i pittori del ‘Gruppo Campanizzante’ ab­biano operato a Vulci sotto l’egida di una delle gentes più in vista dell’élite locale, che aveva la titolarità dell’officina e probabilmente non era estranea all’accoglienza di artigiani immigrati dalla Magna Grecia.

The reassessment of an Etruscan red-figure stamnos at the Royal Ontario Museum of Toronto leads to its attribution to the Painter of Bonn 83, a relevant figure of the ‘Campanizing Group’ described by John D. Beazley. This attribution is the first step of the analysis in depth of the signature-motifs appearing in the 19 vases attributed to this painter and of their development in the course of the artist’s life. The Toronto stamnos belongs to the youth of the painter and is the only vase marked with an inscription, which records the place of production as belonging to the Saties family. This is attested exclusively in Vulci and known to be the owner of the prestigeous Tomb François, contemporary to the Painter of Bonn 83. It is therefore likely that the painters of the ‘Campanizing Group’ worked in Vulci under the protection of one of the most important gentes of the local élite, which owned the relevant workshop and was probably involved in the reception of immigrant craftsmen from Magna Grecia.

 

EPIGRAFIA E CETI DIRIGENTI NELLA PRAENESTE ROMANA

DI

L. CAMILLI, M.G. GRANINO CECERE, D. NONNIS, C. RICCI, F. TAGLIETTI

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I. IL PROGETTO PRAENESTE

DI

MARIA GRAZIA GRANINO CECERE

SOCIO EFFETTIVO

Il presente contributo, articolato in quattro sezioni, intende tracciare un profilo della classe dirigente di Praeneste dalla Repubblica all’età imperiale attraverso il consistente e variegato patrimonio epigrafico locale.

In its four sections, the paper traces a profile of the ruling class of Praeneste from Republic to Empire, trough the relevant local epigraphy.

II. MAGISTRATI LOCALI D’ETÀ REPUBBLICANA

DI

DAVID NONNIS

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Sullo sfondo dei rapporti tra Praeneste e Roma durante la Repubblica, si passa in rassegna la documentazione epigrafica concernente i magistrati della città libera e dei primi anni della colonia sillana. Ci si è quindi soffermati su due specifici casi studio: il segnacolo sepolcrale di un probabile magistrato prenestino e il gruppo di epistili iscritti dalla zona dell’antico foro cittadino; questi ultimi, recanti i nomi sia di notabili locali, sia di esponenti dell’aristocrazia urbana, forniscono, in particolare, un significativo apporto conoscitivo alla storia edilizia del complesso forense tra lo scorcio del II sec. a.C. e gli inizi della vicenda coloniaria.

The inscriptions relating the magistrates of the civitas foederata and those of Sullan colony are considered in the background of the relationships between Praeneste and Rome during the Republic; two case studies are treated: the funerary cippus of a probable local magistrate and some inscribed epistyles from the forum area, with names of Praenestine notables and member of the Roman aristocracy.12

III. MAGISTRATI LOCALI D’ETÀ IMPERIALE

DI

CECILIA RICCI

SOCIO CORRISPONDENTE

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Passando alle fasi successive, l’illustrazione delle principali tipologie di carriere ma­gistratuali nel municipio prenestino è seguita dalla presentazione di due testi inediti che confermano la continuità della presenza nella cittadina laziale del gruppo fami­liare dei Caesii. La parte finale del contributo è dedicata a una riflessione sulla fase coloniaria della Città che si apre alla fine del II secolo d.C.

Concerning the last decades of Republic and the Empire, the presentation of the main types of magistratual careers in the municipium Praenestinorum is followed by the discussion of two unpublished texts, which confirm the continuous presence of Caesii in the Ancient Latium town. In the final part of the paper, a reflection is devoted to the colonial phase of the Praenestinian town, opened at the end of the 2nd Cent. AD.

IV. BOLLI LATERIZI PRENESTINI E MAGISTRATURE LOCALI

DI

LUCIANO CAMILLI

FRANCA TAGLIETTI

SOCIO CORRISPONDENTE

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Nell’ambito dei lavori per la preparazione del nuovo volume del CIL vengono pre­sentati i primi risultati dello studio condotto sui bolli laterizi prenestini con nomi di magistrati: si è potuto ampliare il dossier dei duoviri, edili e questori, definire una articolazione cronologica, sia pure relativa, dei bolli che si scaglionano tra gli ultimi decenni del II sec. a.C. e l’età traianea-adrianea e proporre, in base alla presenza di nuovi bolli complementari e di tituli picti., varie forme di articolazione della produzione.

Although preparation work for the new edition of CIL is still ongoing, we would like to illustrate the results of our research so far. Our examination of Prenestine brick stamps with the names of magistrates has allowed us to expand the dossier of duoviri, aediles and quaestores and to define a chronological order, even if relative, of the stamps dating to a period between the last decades of the II century BC and the Trajan-Hadrian era and to advance ideas, with the presence of new complementary stamps and tituli picti, of different process of production.13

 

SUL SACELLO E SUL SIMULACRO DI GIANO O “DELLA PIGRIZIA”

DI

ROMOLO A. STACCIOLI

SOCIO EFFETTIVO

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Il relatore richiama suoi diversi interventi degli anni passati sul Sacello di Giano all’Argileto e il simulacro del dio in esso ospitato, in riferimento all’urnetta chiusina cosiddetta “a palazzetto” e alla statuina cortonese di Culs´ans´. Nell’assenza pressoché assoluta di ... reazioni da parte degli studiosi, sollecita l’auditorio a prendere in con­siderazione le sue proposte e a esprimere, in merito, giudizi e commenti.

The speaker recalls several remarks he made in the past years about the Shrine of Janus in the Argiletum and the god’s simulacrum hosted in it, in reference to the so-called “urna a palazzetto” (possibly from Chiusi) and the small statue of Culs´ans´ from Cortona. Given the almost total lack of scholarly response, he urges the audience to take his proposals into consideration and express opinions and comments about them.